"In verità io vi dico: Se non cambiate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete affatto nel regno dei cieli.”
Cos’è un cambiamento? Giovanni nel suo vangelo dice che: “se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. Nascere di nuovo da il senso, l’immagine di qualcosa che, pur restando esternamente uguale a se stesso, ricomincia da capo ad esistere, ha una storia nuova.
In Matteo questo cambiamento ha un movimento chiaro: cambiare significa diventare come bambini.
Se non arrivate a pensare come i bambini, dice Gesù, che non hanno ancora il senso della distinzione tra loro e il mondo esterno, tra il loro IO interiore e il loro IO esteriore, non potrete entrare in un mondo (il regno dei cieli) dove questa distinzione non esiste perché Dio è tutto in tutti. (1Corinzi 15,28).
Bisogna imparare dai bambini a vivere soprattutto di emozioni più che di elucubrazioni razionali (1 Cor 14,20), perché l’emozione è la risposta immediata ad uno stimolo forte.
Il bambino non si fa tante domande, ma agisce seguendo il suo intuito, il suo istinto.
Va dove lo porta il cuore, e il cuore risponde al mondo esterno in modo diverso, spesso opposto, dal cervello.
Noi viviamo delle manifestazioni del nostro IO esteriore, di quella parte di noi, cioè, che è cresciuta dovendo dar conto al mondo esterno, mettendosi una ‘maschera’ buona per ogni occasione, adattandosi a ciò che lo circonda.
Il bambino diversamente, pur nella sua malizia buona, ha ragioni e moti dell’animo che la nostra vita ha dimenticato da quando, appunto, era bambino.
Per questo potremo intuire la realtà di Dio quando rinasceremo come i bambini. Perché Dio, l’inconoscibile, entra in comunicazione solo col nostro IO interiore, inconoscibile persino a me stesso fino a che non abbattiamo le barriere che la nostra mente ‘per bene’ erige attorno al nostro cuore.
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