lunedì 15 luglio 2024

Lectio divina su Gv 3,30: crescere, ma per davvero!

R. Magritte, La ricerca dell'assoluto
Bisogna che egli cresca e che io diminuisca.” 
Nella storia del nostro rapporto con Dio, questo versetto del vangelo di Giovanni è, penso, molto importante.
Questa risposta che Giovanni il Battista da a un suo discepolo scandalizzato del fatto che Gesù stesse battezzando a pochi passi da lui dice molto.
Bisogna che egli cresca”. Non perché Gesù non è già chi deve essere (il Figlio nella Santissima Trinità divina), ma perché deve essere conosciuto sempre di più dagli uomini, deve crescere nella considerazione della gente.
Giovanni però non si ferma qui e aggiunge: “E io diminuisca.”
Come può diminuire qualcuno che ha una sua personalità, una sua notorietà? Di certo si può pensare ad una sua uscita di scena.
Ma qui il discorso del Battista potrebbe anche cambiare orizzonte, diventare più personale, intimo. Più vicino a noi.
Non si può aggiungere acqua ad un bicchiere già pieno.
Non può crescere la divinità in noi se non diminuisce la nostra umanità. O meglio: se la nostra umanità non si trasforma lentamente e perfettamente nella divinità. Paolo scrivendo agli Efesini dice: “Finché tutti arriviamo all'unità ... della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini compiuti, all'altezza della statura perfetta di Cristo”. (Ef 4,13)
Conoscere la divinità, Dio, l’Uno, l’Assoluto, è il compito che l’anima deve darsi se vuole progredire.
Non però una conoscenza teorica, puramente intellettuale, teologica.
Conoscere il Trascendente significa assorbire i suoi insegnamenti nella vita concreta; trasformare la propria vita a partire da ciò che egli insegna, da ciò che egli vuole.
Ricercare, imparare, mettere in pratica il volere di Dio è la strada per avere una vita quotidiana piena, vera, felice.
È una strada lunga, difficile, in cui incontreremo ostacoli messi lì dalla nostra stessa umanità, dal nostro io egoistico; ma anche dal mondo che ci circonda, che vede nel nostro cammino un pericolo per il suo dominio di morte.
E sicuramente non basterà questa sola vita per raggiungere questo perdersi dell’anima nostra in quella di Dio.
Il nostro sguardo dello spirito deve essere puntato al Fine Ultimo, a questa conoscenza divina che trasforma anche il nostro sguardo umano.
E, ancora, questo voler percorre la strada della trasformazione, del diminuire la nostra umanità per far crescere in noi la divinità, è anche ciò l’Assoluto aspetta per calarsi in noi, per guidarci, perché senza il suo intervento ogni sforzo è vano; perché, come scrive Giovanni: “senza di me non potete fare nulla”. (Gv 15,5)

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