martedì 9 luglio 2024

Lectio divina su Gv 15, 19

La piscina di Betesda a Gerusalemme
“Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non 
siete del mondo, ma io vi ho scelti in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia.”

“Non siete del mondo”. Si fa parte di un popolo, di una nazione, quando ne si condividono usi, costumi, cultura, lingua…
I cristiani non fanno pappa e ciccia col mondo. I cristiani hanno un linguaggio, una cultura, un modo di comportarsi che non è quello del mondo.
Racconta il vangelo di Giovanni che quando Gesù, alla piscina di Betesda a Gerusalemme, guarì il malato che non poteva scendere nell’acqua quando questa veniva mossa dall’angelo, “i Giudei cominciarono a perseguitarlo, perché faceva tali cose di sabato” (Gv 5,16). Gesù non venne perseguitato perché aveva fatto un miracolo, ma perché l’aveva fatto di sabato. Non perché aveva fatto una cosa buona, ma perché aveva violato le regole scritte della cultura religiosa ebraica.
Oggi, avere certi comportamenti è non solo desueto, fuori moda, ma anche contrario alla mentalità contemporanea.
La gentilezza, la pudicizia, il rispetto, l’altruismo, l’aver misericordia, non solo sono spariti dalla nostra società, ma vengono addirittura visti come comportamento che procurano un danno, come una causa di arretramento del progresso e dei ‘nuovi’ valori sociali.
Vivere cristianamente è percepito come una minaccia. I cristiani oggi, come i primi dopo la resurrezione di Gesù, sono perseguitati. Non materialmente (nessuno viene a casa nostra a sbatterci in mezzo ad una strada, almeno non nel nostro grasso occidente), ma culturalmente, impedendo loro di manifestare ed esprimere le proprie idee a scuola, sul posto di lavoro, sui social...
D’altra parte Gesù lo aveva preannunciato, per i suoi, per i nostri e per tutti i tempi fino alla fine del mondo: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.” (Gv 15,20)
E c’è ancora qualcosa dietro quelle parole di Gesù.
Ed è ben più importante.
Il mondo non accetta ciò che non comprende, ciò che esula dalle sue capacità puramente umane. E dietro ogni azione c’è sempre una motivazione, positiva o negativa che sia.
E la motivazione cristiana è: perché il Signore lo ha detto.
Questo è ciò che ci separa veramente dal mondo: credere che esiste un Dio che ci ha creato e ci segue passo passo nella via (difficile e umanamente rischiosa) del perfezionamento spirituale.
Se non aumentiamo il nostro senso di ricerca del suo Volto e di abbandono in lui, ogni nostra azione, per quanto virtuosa, potrà essere di giovamento al fratello, ma spiritualmente non varrà più di quella di chi non crede in un Assoluto Creatore.

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